Da “L’italiano. Lezioni semiserie” di Beppe Severgnini, appena preso in libreria e il lettura.
Il saggio, ironico, impostato in modo criminologico esponendo dieci orrori in cui tutti più o meno incorriamo scrivendo. (TUTTI, magari ci correggiamo poi, ma ci caschiamo). Io ve li elenco sotto con tanto di outing… di confessione 😉
I
Usate dieci parole quando tre bastano
Questo è il mio erroraccio più evidente, anche se sto cercando di recuperare il dono della sintesi. Pensate che alle medie riuscivo a riassumere quasi un capitolo dei Promessi Sposi in una mezza pagina di quaderno. Sembravano le trame dei film su Sorrisi e Canzoni, poi la prof. di italiano mi disse che “Se IL MANZONI ha speso tante parole per descrivere luoghi e stati d’animo dei personaggi, io DOVEVO riferire ogni singola sfumatura…” dell’incazzo di Renzo, della strizza di Don Abbondio e delle seghe mentali di Lucia. il mio riassunto “Passeggiando sulla riva del Lago di Como, Don Abbondio viene fermato da due bravi che gli dicono di non sposare Renzo Tramaglino e Lucia Mondella” non era sufficiente (infatti mi beccai: Insufficiete, da rifare).
Come mi sto curando? Rileggere, rileggere, rileggere e non aver paura di tagliare.
II
Usate parole lunghe invece di parole brevi, sigle incomprensibili e termini specialistici.
Signori e signore, il cosiddetto Tecnobabble. Parolaccia inglese che indica il parlar tecnico, in modo comprensibile solo agli addetti ai lavori. A meno che non si stia scrivendo un manuale tecnico, evitatelo o nessuno vi capirà. Ci cado spesso, ma entro la terza rilettura lo eradico quasi del tutto (scrivo spesso di roba tecnica o fantascientifica, qualcosa va lasciato. Qualcosa!)
III
Considerare la punteggiatura una forma di acne: se non c’è, meglio.
Non c’è bisogno di spiegare questa anti-regola, padroneggiare tutta la punteggiatura non è facile, evitare puntini sospensivi e punti esclamativi oggi è quasi un arte, azzeccare tutte le virgole al posto giusto, poi, sembra più difficile della schedina del totocalcio.
IV
Fate sentire in inferiorità il lettore: bombardatelo di citazioni.
V
Nauseatelo con metafore stantie.
Buuuuu, chi parla solo per citazioni pecca di scarsa originalità. Accendete il cervello e collegatelo alle dita che picchiano sulla tastiera invece di fare copincolla da Wikipedia. Le metafore scappano ma rileggendo sono tra le prime cose da limare e limitare il più possibile.
VI
Costringetelo all’apnea: nascondete la reggente dietro una siepe di subordinate, e cambiate il soggetto per dispetto.
Come far abbandonare la lettura al secondo capoverso. Da masochisti! Quando incappo in un mio periodo costruito così (nella prima stesura scappa) mi do del cretino da solo. (se me ne trovate qualcuna nel blog segnalatemela in privato che la sistemo quatto quatto 🙂 )
VII
Infilate due o più che in una frase.
Vedi regola precedente. Anche se qui il parlato trae in inganno.
VIII
Non scrivete Il discorso era noioso, e i relatori aspettavano l’intervallo ma Lo speech era low-quality e il panel s’era messo in hold per il coffe-breack.
Accenture! 😉
IX
Usate espressioni come in riferimento alla Sua del…; il latore della presente; in attesa di favorevole riscontro.
Queste sono le lettere che non voglio mai scrivere
X
Siate noiosi.
Questa per fortuna dicono che non ce l’ho proprio, anzi! (Quando riesco ad annoiarmi da solo il cestino è sul Dock a destra).
Bene, vado a leggermi il resto del libro.