Quelle che volano di fiore in fiore per raccoglierne il nettare utile al sostentamento della loro regina e del resto dell’alveare. Si vola di fiore in fiore metaforicamente anche quando si fa un percorso a tappe non predeterminate; quello che è successo a me quando mi hanno indicato un post su un blog che visito ogni tanto, un fiorellino fuori mano insomma che visito quando mi dicono che c’è del nettare interessante, anche se spesso ho trovato nettare al veleno visto le stroncature librarie senza appello (commenti a parte). Stavolta sembra che abbiano sforato su altri thread. Io non ho potuto seguire bene la cosa per mancanza di tempo ma ho letto il post e la prima pagina di commenti (che poi è l’ultima seguendo una successione delle pagine all’occidentale). L’autrice ha sganciato una perla che voglio discutere qua sopra:
[…]
Adesso le case editrici hanno un solo criterio: il vendibile, il commerciabile, il quanto posso guadagnarci. Mi piacerebbe che anteponessero a questo dei criteri di qualità (anche diversi dai miei).
Però, facciano come vogliono. La soluzione è semplicemente NON COMPRARE PIÙ LIBRI. Biblioteche, emule, scambi, quello che si vuole. L’acquisto di un libro dev’essere un atto eccezionale, e comunque se si ha la possibilità di pagare direttamente l’autore è meglio.
Le case editrici devono capire che si trovano in una posizione precaria: da un lato ci sono forme di intrattenimento nuove e potenzialmente molto più interessanti (vedi videogiochi), dall’altro, il loro tradizionale ruolo (stampare) è ormai sostituibile con Internet. Dunque o si adattano, proponendo prodotti di qualità fantastica, oppure possono chiudere. Non saranno rimpiante.
Capirete anche voi che siamo ben oltre il “non ti piace, non lo compri”, lei dice non lo compri a meno che tu non possa proprio farne a meno (manco fosse un testo sacro). Ci sarebbe un mercato? Senza mercato ci sarebbe una produzione di tipo professionale o si pubblicherebbe solo su ebook o Lulu.com? quanto venderebbe un singolo autore? Ci si potrebbe mantenere? Certo la roba di qualità si diffonderebbe, ma quanto si discosterebbe dalla fuffa autoprodotta? Parla di biblioteche: esisterebbero ancora? Penso di no ci sarebbero Google Books e cloni assortiti ma comunque dovresti scavare nella miriade di risultati. Pensate a cosa uscirebbe scrivendo Star Trek, quanta fanfiction da due soldi, slash, ahivoglia ad arrivare a Peter David se non sai che ha scritto una serie di libri ambientati nell’universo Trek. Quindi Gamberetta se ti piace il miele non far fuori le api solo perchè lo difendono a modo loro 😉 . Compriamo libri in maniera oculata, paghiamoli direttamente all’autore quando si può (si può?) ma manteniamo in piedi una struttura distributiva che permetta la capillarità (il p2p funziona fino ad un certo punto) necessaria alla diffusione dei titoli meritevoli. Gente che legga e divida il tutto si può trovare su Internet ma invariabilmente tenderebbero per coincidere con gli stessi consumatori (guarda Linux che fatica a essere usato anche dai non addetti ai lavori) quindi chi resterebbe per comprarli? Quello che auspica l’autrice del commento c’è già ma non sempre la qualità è alta. Per un Doctorow ci sono uno zilione di scrittori della domenica che pubblicano on-line… almeno se dici di aver letto il Codice Da Vinci o Twilight gli altri sanno a che ti riferisci e ne stanno alla larga, i misconosciuti tocca pure appuntarseli.
Per quanto riguarda il resto del thread, come abbiamo già discusso in altre sedi, io sono pro Gamberi Fantasy. Su questo punto, però, c’è poco da difendere.
La posizione sostenuta dall’autrice è indifendibile. Totalmente. Non comprare più libri è una soluzione pessima ma si pone come risposta a uno o due problemi che esistono e sono abbastanza gravi.
Innanzitutto la qualità. Non la qualità soggettiva, quella che ti fa dire che Camilleri non mi piace perché non ci capisco niente e Faletti sì perché mi coinvolge (o viceversa). La qualità oggettiva è quella che mi dice che Brizzi, o Benni, o Baricco, indipendentemente dalle boiate che scrivono… sanno scrivere. E in quanto capaci si meritano la pubblicazione.
Poi c’è il caso inverso: il caso dello scrittore che ha buone cose da dire, magari con uno stile più neutro, ma ha bisogno di forti passate di editing per diventare pubblicabile. Anche questo lo capisco.
Insomma, il problema si pone quando la “melma” (chiamiamola melma, va) è tale, ma nonostante la sua melmitudine viene pubblicata. E non parlo di Twilight, e nemmeno del Codice da Vinci, e nemmeno di Moccia. Parlo proprio degli sgrammaticati, dei nonsense, delle fanfiction che hanno avuto culo e sono diventate pubblicazione.
Ecco, se uno vuole protestare, questo mi sembra un buon motivo per farlo.
Poi, andiamo avanti. Sull’argomento dei file in download, ritengo che il tutto sia un non-problema e che, soprattutto, non seguirà la scia della musica mp3. Per ogni lettore via torrent vi sono almeno 20 lettori via biblioteca. Quindi se le biblioteche restano aperte non vedo nulla di male nel p2p librario (conosco gente che legge solo ed esclusivamente via biblioteca, alcuni visitano anche il mio blog).
Un pirata per scannerizzare il libro deve comprarlo. Una biblioteca idem. Non continuo su questo punto perché anch’io sono pro-carta e sostanzialmente anti ebook (soprattutto se piratato), però alla fine credo che siano poche le case editrici che si mangiano i capelli se un loro romanzo viene scannerizzato. Sicuramente stanno peggio le piccole delle grandi, c’è da dire anche questo.
Anch’io sono per maggiore meritocrazia ma ammetti che se un autore può vendere una casa editrice deve provarci (sai com’è: stipendi, bilanci da far quadrare, magari talenti misconosciuti da lanciare), sta al lettore metterci abbastanza senso critico da farlo cascare in trappola al più una volta 🙂
Poi io sono il primo che vorrebbe una diffusione in parallelo dell’ebook perchè ne riconosco i vantaggi rispetto ad alcuni aspetti come reperibilità e archiviazione, quindi scaricare va bene, ma se il libro e bello compralo e magari regalane anche qualche copia (OK questa non è mia ma di Doctorow, e la CC è salva 😉 ) ma di questo parlerò prossimamente, in un altro post dedicato alla diffusione via internet dei propri testi, questa riflessione mi ha fatto anticipare un po’ i tempi.
Una cosa che però le case editrici potrebbero fare sarebbe quella di eliminare le edizioni hardcover, che solitamente si aggirano intorno ai 18 euro. Sono troppo care.
L’ideale sarebbe invertire l’attuale percorso del mercato: anziché fare l’hardcover che diventa paperback in caso di successo, fare subito una prima edizione paperback a circa metà del prezzo pieno.
Poi, vabbè, del prezzo dei libri non ci si può lamentare. Per quasi tutti esiste una copia in biblioteca (o nelle biblioteche convenzionate della rete provinciale) e per i libri che vuoi comprare, con un po’ di attenzione e una capatina regolare in libreria, riesci sempre a prenderlo ALMENO al 10% di sconto (ma anche 30% o 50%, a seconda delle promozioni).
A me gli hard cover piacciono, quando sono fatti bene i libri grossi si leggono molto meglio, certo potrebbero distribuire i paperback prima per chi non prende che quelli, ma se guardi qui ti accorgi che non è il formato a fare il prezzo di un libro
In medio stat virtus anche in questo caso. Acquistare ciecamente libri solamente perche’ senno’ non pubblicano piu’ libri e’ un’incitazione a non pubblicare libri di qualita’. Per conto mio e’ quel che sta succedendo adesso nel cinema di consumo: basta un accenno a qualcosa di noto (*quel, reboot, cameo, “citazione”) che la gente va al cinema, esce e dice “che schifo” salvo poi tornarci la volta dopo. Quindi Hollywood fa bene a far roba senza dietro una storia, tanto a che serve se la gente ci va comunque?
Per i libri? Una strategia sarebbe non fermarsi ai libri pubblicizzati, guardare tra le offerte delle piccole case editrici, leggere qualcosa edito in una lingua diversa dall’italiano…
Un segnale bisogna mandarlo, altrimenti ci trattano tutti come pecoroni e fanno pure bene perche’ pecoroni stiamo diventando.
E mi fa specie che i rivoluzionari siano quelli con un’eta’ maggiore dei conformisti.