Caravan, un fumetto Bonelli scritto da Michele Medda, una miniserie di 12 numeri che fino al numero 10 era da lode, è inciampato un po’ nel penultimo per scivolare definitivamente nelle ultimissime tavole dell’ultimo episodio.
Dopo il salto spiegherò meglio questa mia introduzione, inutile dire che non avrò scrupoli antispoiler per cui leggetevi prima l’albo se non volete che vi rovini la sorpresa.
Quando partì Caravan tutti a pensare che sarebbe stato una Spaghetti-Jericho, al secondo numero abbiamo capito che non lo sarebbe stata, era una serie anomala che sfruttava la situazione particolare in cui si trovavano i personaggi per raccontare le loro storie; storie di vite tutto sommato quotidiane seppur legate a periodi storici particolari o a diverse culture. Tutto è filato liscio per dieci numeri buoni, in cui la storia delle nuvole e veniva portata avanti un tassello alla volta per poi essere chiusa negli ultimi due numeri della miniserie, e qui arriva lo scivolone.
Una miniserie ha bisogno di un punto fermo, una chiusura che sia tale, i personaggi devono raggiungere il loro obbiettivo o fallire nel tentativo e questo in Caravan non succede; i personaggi vanno tanto oltre da tornare al punto di partenza. Risolto l’enigma principale ne abbiamo un altro ben maggiore che rimette tutto in discussione come se sulla costoletta ci fosse il numero 1 e non il 12, questo l’avrei capito se si volesse continuare la storia ma così si rende tutto il racconto privo di senso. Una delle maggiori critiche dei detrattori di Caravan era, infatti, che non succedeva nulla (di decisivo), con quel finale purtroppo Medda ha dato ragione a questi. Alla fin fine nell’universo di Caravan non è ancora successo nulla; la storia interessante, quella che vorrei leggere io, comincia nella vignetta con la parola “fine”. Dovessi rileggerlo mi fermerò alla vignetta in cui gli elicotteri subiscono le interferenze delle nubi, fingendo che sia tutta colpa dei militari. ALLA FINE E’ TUTTO UN COMPLOTTO 😉
Edit 13/05/2010.
Da un commento su Twitter a questo post mi sono ricordato di un particolare che mi è sfuggito in precedenza, ma che ho accennato in una discussione su Facebook. L’editoriale analizza finali mancati e finali perfetti… anche questo ha alimentato la sottile sensazione di presa per il…
Finalmente una bella recensione sincera che mette a fuoco i limiti di questo fumetto.
Ho letto tutti i numeri e sono giunto alle stesse identiche conclusioni.
Poi per curiosità ho fatto un giro sui siti dedicati ai fumetti e ho trovato pareri entusiasti. Gente che si strappava i vestiti di dosso per urlare al “capolavoro”. Tiravano fuori citazioni colte, analisi critiche sofisticate. In poche parole la plebe che non ama Caravan è incolta e rozza. Loro, gli intellettuali dei fumetti, hanno capito tutto.
Poi se vai a vedere chi li scrivi questi pareri, è tutta gente che fa fumetti (colleghi dello scrittore) o persone che vorrebbero fare fumetti (aspiranti colleghi dello scrittore). Meno male che ci sono anche blog come questo!
Aggiungo solo una riflessione a quanto scritto. Il formato Bonelli è un formato popolare nato per intrattenere il pubblico a prezzi contenuti. Storie principalmente avventurose, comprensibili, divertenti, che piacciono a un pubblico variegato e di tutte le età. A volte queste storie possono contenere dei messaggi educativi o fare cultura. Ma si tratta di un valore aggiunto non obbligatorio. Lo scopo principale dei Bonelli e intrattenere i lettori con ottime storie avventurose. Questo era lo scopo del papà di Sergio Bonelli quando fondo la prima casa editrice.
Caravan ha venduto malissimo, gente che lo ha mollato al 3 al 5, al 6. Basta fare qualche ricerca sul web. Una curva discendente inesorabile e spietata. Non solo non ha venduto come i fuoriclasse Tex o Dylan Dog. Ma ha venduto male anche per gli standard dei fumetti che vendono meno. Questo è avvenuto perché in tanti (gli amanti dei fumetti Bonelli fatti per bene), a differenza di quelli come noi, che hanno resistito pur storcendo il naso, avevano subito riconosciuto i limiti di Caravan. Vorrà dire che faremo più attenzione la prossima volta…
Ciao e complimenti per il blog!
Luigi
Finalmente aria pura…. sottoscrivo parola per parola tutto ciò che avete scritto! Sia Luigi che Sheldon colgono in pieno il mio pensiero… che differisce solo per le dimensioni da quello di Sheldon, non si tratta di “sottile” ma perlomeno di grossa presa per…..
Aggiungo che in realtà gli abitanti di Nest Point siamo noi “ciula” o “eroi” che abbiamo resistito sino alla fine.
Ho provato anche a chiedere al mio edicolante se li accettava indietro come reso questi 12 similfumetti…. 🙂 Macchè, mi ha proposto invece Cassidy… Ma siccome mi sono appena scottato, per protesta me ne starò lontano per un pò dalle miniserie bonelliane…(ok ok finisco greystorm…) 🙂
Cmq come scrive Luigi sono rimasto scandalizzato da i commenti su certi blog…. all’inizio pensavo a un caso di pazzia collettiva, ma definire un capolavoro caravan….va bene per chi vuol fare l’artista a tutti i costi… per chi riconosce l’arte solo in ciò che è alternativo ad ogni costo…anche se brutto, scopiazzato da mille serie tv e tutto sommato neanche originale. Visto che non ha portato da nessuna parte.
Se l’arte è spiazzare e lasciare con il fiato sospeso all’infinito in attesa di una seconda serie e basta forse è marketing, pecunia, money…ma non arte.
Ciao
Mauro