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Parliamo di podcast

Un argomento che non ho mai trattato in maniera specifica su questo blog è il fenomeno del podcasting, probabilmente perchè ne sono un semplice fruitore e non sono mai stato coinvolto attivamente alla realizzazione di qualche episodio, colmiamo questa lacuna.

Cos’è un podcast? Un podcast nasce come la naturale evoluzione del “programma” delle radio libere la cui trasmissione non viene fatta in diretta ma attraverso file registrati e inseriti su siti web che li indicizzano e li tengono in ordine, siti che tramite il protocollo RSS permettono agli utenti di “abbonarsi” in modo da ricevere gli aggiornamenti della pagina in modo automatico, in modo da conoscere se è stata rilasciata una nuova puntata, detti file audio venivano poi caricati su un lettore mp3 per essere ascoltati in giro, un po’ come si faceva con le cassette e i Walkman, se aveste visto Tredici, beh avremmo in quelle sette cassette lasciate dalla protagonista un podcast ante litteram (oltre che macabro). Dal podcasting sono derivati gli Youtuber, ma questa è un’altra (spesso triste) storia.

Allora, abbiamo il nostro bel sito web con tutte le puntate messe lì in buon ordine che aspettano solo di essere scaricate e ascoltate (oggi si possono anche ascoltare in streaming, ma vedrete che dei podcast preferiti vorrete avere le puntate salve sul vostro disco, da ascoltare alla bisogna senza scaricarle ogni santa volta), come gestire il tutto da utenti “normali”? Se siete utenti Apple avete iTunes e magari la app Podcast per iOS che vi risolve alla grande il problema di gestione dei vari “canali” e archivi, tutti i grandi network radiofonici sono iscritti al portale della Mela, dalle applicazioni potrete conoscere la pubblicazione di nuovo contenuto, il suo eventuale download, ascolto e successiva archiviazione su disco. Come detto sopra però il podcast non serve solo a recuperare la trasmissione radiofonica, il bello arriva dai podcaster puri, non c’è argomento che non venga trattato, analizzato e sviscerato davanti ad un microfono, provare per credere. Se non avete dispositivi Apple potete chiedere a Google, PlayStore incluso, basta inserire “podcast manager” nella casella di ricerca e il gioco è fatto, anzi potete (e dovete) farlo anche se non vi piacessero le soluzioni di Apple.

Parlando di Apple, nello specifico, iTunes ha un sacco di podcast raggiungibili dalla sua interfaccia ma può sempre capitare che uno scelga di non iscriversi ai servizi di indicizzazione di Apple, beh per fare in mod che iTunes gestisca questi podcast bisogna iscriverli tramite la voce nel menu File “iscriviti al podcast” in cui inserire il link del feed RSS, esattamente come si fa con i programmi non-Apple. Al momento non posso garantire che la cosa funzioni con la app per iOS che però dovrebbe prendere i dati dalla sincronizzazione via iCloud.

Un’ultima cosa prima di darvi una piccola lista dei miei podcast preferiti (assolutamente non esaustiva, anticipo).

Molti mi fanno la classica domanda che fa un po’ cascar le braccia: “Sì ma poi quando li ascolto?”. Beh la durata di un singolo episodio varia da una mezz’ora a un’ora, massimo due; i programmi ricodano dove eventualmente si interrompe l’ascolto per cui si può ascoltare la trasmissione a pezzi, lo si faceva quando si usavano gli iPod con la rotellona, che erano sostanzialmente un dispositivo in più da portarsi in giro che non ti faceva nemmeno sentire il cellulare, oggi avete le cuffiette dello smartphone nelle orecchie per periodi di tempo compatibili alla durata di un episodio, lo avete collegato all’impianto stereo dell’auto, magari siete pendolari con ore a disposizione per leggere un capitolo di un libro, fare un po’ di conversazione e/o ascoltare qualcosa dallo smartphone, cosa ascoltare è affar vostro, ma non dite che non avete tempo. più che altro è pigrizia di imparare a gestire qualcosa di nuovo. MA credetemi se vi dico che la “gestione” di una manciata di podcast da seguire è meno difficoltosa dell’uso “standard” di Facebook.

La lista.

Dovete combattere col vostro aggeggio tecnologico? Volete vincere? Volete soltanto solo stare aggiornati su quello che succede in ambito social, sicurezza informatica (alla portata dei non esperti), bufale che girano indisturbate per i pascoli di internet? Il Disinformatico fa al caso vostro.

Appassionati di fantascienza? senza tirarla troppo per le lunghe: Fantascientificast

Il podcast da cui è derivato il precedente, dedicato alla scienza reale, non fiction: Scientificast

Giochi da tavolo o di società che dir si voglia. Molti si stupiscono che “da grandi” si giochi ancora a giochi il cui scopo non sia perdere soldi in modo idiota, solo per condividere una serata con gli amici, tra chiacchiere e tiri di dadi: Il dado incantato

Un network italiano di podcast culturali: Querty

Non linko quelli dei network radiofonici che sono solo una sorta di radio on-demand, quelli che fanno capo a grosse organizzazioni come le decine di feed che fanno capo alla NASA Quelli potete trovarveli più facilmente usando i motori interni delle app o google

Ostilità verso la netiquette

Ho cominciato a usare strumenti telematici tardi. Tardi se consideriamo quelli della mia generazione che magari erano già avvezzi alla comunicazione via modem già da un decennio, quando io ho cominciato. Mi furono spiegate le “regole del vivere civile” di quel mondo, ho imparato ad apprezzarle quando mi sono trovato a moderare gruppi, capendo i motivi perchè fossero necessarie e, soprattutto perché funzionavano. Oggi, con la massificazione di Internet quelle regole sono ancora attuali, utili, da conoscere ed applicare, sono frutto del buon senso applicato alla telematica. EPPURE SE MI TROVO A SPIEGARE GENTILMENTE A QUALCUNO, ANCHE IN PRIVATO, DOVE HA SBAGLIATO NEL DIRE O FARE QUALCOSA, IN PRIVATO E LONTANO DAL CLAMORE, PASSO SOLO PER CAGACAZZI. Parliamo di gente che magari quando io vedevo per la prima volta internet, giocava col Sapientino o si perdeva nelle istruzioni del videoregistratore (tecnologia avanzatissima già con 15-20 anni sul groppone, mica parlo dei primi VHS). Beh, a molti di questi, ovviamente se stessimo in confidenza, risolveremmo col solito, bonario, vaffa :-), farò presente che NON ESSENDO CAZZI MIEI COME USA FACEBOOK E SIMILI, DEI SUOI DISPOSITIVI CHE NON FUNZIONANO MI FREGA ANCOR MENO. Se non siete d’accordo potete anche togliermi l’amicizia.

Non amo le storie di Instagram e vi dico il perché

Ovviamente è mia opinione personale, se non foste d’accordo potete commentare educatamente sotto e ne parliamo 😉

Quanto sto per dire, relativamente alle storie su Facebook vale moltiplicato 1000

  1. Frega nulla che lo fa anche Snapchat. Io sono iscritto su Instagram mica su Snapchat. Voglio postare foto con un certo “stile” non istantanee a scadenza.
  2. Storie sempre pubbliche e universalmente visibili, ma se ho un profilo privato le storie devono poter esssere private e credo che l’utonto medio quello si aspetti. Mi è capitato di vedere il profilo di una ragazza che conosco, privato, quindi protegge un normale selfie da chiunque non le chieda il permesso di vedere le sue foto, con una storia in cui si mostrava in spiaggia in una posa “quasi” sexy. Voglio sperare che non sia stata screenshottata troppo.
  3. I contenuti delle storie si recuperano facilmente, soprattutto le foto ho recuperato una foto in 3 secondi, per dire e senza usare tool esterni alla app
  4. I commenti con lo swipe-up allo schermo, ne vogliamo parlare? Post forzatamente pubblici e dove ti fanno commentare una storia? Ma nei messaggi privati, no! Coerente! Tra l’altro quando la storia viene cancellata il commento resta e non si capisce più niente.
  5. Qui la colpa è più degli utenti. Già capisco poco i meme testuali in un social per fotografie, ma nelle storie si raggiunge il massimo quando ti mettono sei sette righe di testo con carattere piccolo che ne hai letto a malapena metà quando scatta il timer della storia. E dai, su!
  6. Stimati professionisti con recchie e nasi canini, parliamone!
  7. Vogliamo parlare della camera frontale che restituisce un’immagine speculare e nelle storie è una scelta quasi obbligata?
  8. Aggiungerò appena me ne vengono altri… 🙂

Altolà

Dopo un mese di blocco quasi autoinflitto, per ragioni che esulano dagli argomenti di questa discussione, sono giunto ad un’amara conclusione: le funzioni di blocco di Facebook e Instagram non servono quasi a nulla, almeno per persone che appartengono ad una cerchia sociale entro i “quasi amici”.

Post trasversali di contatti comuni permettono di seguire di straforo le vicende di chi ha/è bloccato, mancano i tag (su Facebook, mentre restano su Instagram) ma i post non vengono filtrati, addirittura vengono mantenuti i commenti su Instagram (anche se ogni tanto spariscono, facendo sospettare un glitch dovuto a difetti di progettazione della piattaforma), sul messenger di Facebook è possibile ricontattare il bloccato o il bloccante in privato, impedendo solo il commento diretto in pubblico, che dà sì fastidio, ma un molestatore non può sbilanciarsi più di tanto in pubblico. Mi sarei aspettato più rigore nella gestione della messaggistica privata che espone anche dati personali più sensibili, tipo il numero di telefono che seppur accessibile solo su autorizzazione diretta, resta alla distanza di uno o due click.

Ancora peggio per le foto su Facebook che disattivano il tag ma mantengono la ricerca sul testo per cui basta che ci sia il nome del contatto bloccato su una foto postata da un contatto ancora valido che la foto reta visibile.

Intendiamoci per contatti appartenenti ad una rete sociale esterna le restrizioni potrebbero essere sufficienti, ma per chi è abbastanza vicino i filtri dovrebbero essere un po’ più rigidi, magari sarebbe il caso di adottare qualcosa di personalizzabile basandosi sul numero di contatti in comune, un livello di blocco “per te non esisto più”, perchè così va bene per i blocchi temporanei, non per quelli da “ergastolo telematico”

Non parlarmi non ti sento

Ho notato una pericolosa tendenza all’imbarbarimento telematico da quando le masse sono sbarcate su Facebook WhatsApp e simili. Nozioni e usi che prima si davano per scontate e la cui non osservanza portavano ad essere definiti in vari modi traducibili in una sfumatura di significati che va da: “troglodita” a “scostumato” e a volte banalmente “stronzo”.

Ultimamente sono inciampato in una spiacevole usanza che pare aver preso piede al punto di essere pure giustificata da chi la pratica: non leggere i messaggi sui vari messenger, ignorandoli apposta. Ve lo dico subito: non fatelo e, se già lo faceste, perdete il vizio.

Andiamo indietro a quando esistevano solo gli SMS: nessuna notifica, non si sapeva se arrivava, figuriamoci se veniva letto. LA cosa si risolveva con una chiamata o uno squillo di conferma, se questa veniva rifiutata o il contatto diventava di colpo irrintracciabile, il rifiuto diventava palese e amen.

Coi messenger e la notifiche di partenza, arrivo e lettura uno non può più ignorare impunemente senza he l’altro sappia. Ecco il problema. Quando si parla normalmente se uno ignora qualcuno in una discussione senza che ce ne sia motivo questi sta sostanzialmente offendendo l’interlocutore. Siamo tutti d’accordo? Beh, è la stessa cosa coi messenger se ignorate un messaggio oltre un tempo ragionevole rischiate di offendere la controparte telematica.

Se non vi ho convinto ve lo spiego nel dettaglio.

Mettiamo scriviate a una persona che per qualche motivo non vuole interagire con voi, per motivi suoi non vi blocca come dovrebbe fare (perchè la cosa giusta sarebbe bloccarvi, sia chiaro); il vostro messaggio giace non letto, ignorato anche per giorni… non avete il numero di telefono, non potete fare altre verifiche e magari il messaggio era importante, ignorato solo perchè sarebbe potuto essere un messaggio di cazzeggio. Il problema è che il sottotesto “non disturbarmi” non viene recepito subito perchè motivi legittimi per non evadere un messaggio (che è sempre una forma di comunicazione asincrona, ricordiamolo) ce ne sono tanti:

  • Telefono smarrito o comunque irraggiungibile 
  • Telefono spento o rotto
  • Non c’è il tempo per leggere

Queste “scuse” cascano vedendo se e quante volte il destinatario si è connesso al messenger

  • Messaggio letto di straforo alla ricezione della notifica o dal centro delle notifiche ma non lo si apre perchè non si ha tempo di rispondere.
  • Troppi messaggi da evadere e si sceglie di leggere velocemente i mittenti meno impegnativi

Queste “scuse” cascano dopo qualche ora o altro lasso di tempo ragionevole entro cui aspettarsi almeno la presa visione del messaggio.

Teniamo conto che non leggere non equivale a non rispondere, in quanto anche la non risposta vale come risposta (ahimè!), magari è brusca ma vale un “no”, “non rompere”, “non mi piace quello che ho letto”. Una risposta esplicita sarebbe si meglio ma non sempre è necessaria.

Ripeto: volete ignorare un vostro contatto o non volete che vi contatti su un messenger? Magari ci perdete prima un messaggio in cui lo dite chiaramente, ma anche no, l’importante è BLOCCARLO. Il blocco non si può fraintendere, equivale alla chiamata rifiutata, a un “get a life” scritto con insegna a neon, ma almeno non siete voi quelli che mancheranno di rispetto l’altro.

Ispirazioni improvvise

Salvo dal caos degli archivi di Facebook quanto ho annotato oggi:

Ascolti una canzone, di quelle storiche, di quelle che canticchi senza neanche accorgertene e puntualmente arriva IL VERSO che suona “strano”. Nella fattispecie, quello di oggi parlava di occhi, anche con accezione negativa (“occhi come due pezzi di vetro“, non esattamente un complimento) che richiamano però, ribaltandone il senso di 180 gradi, due pezzi di cristallo neri sbirciati dall’obbiettivo della reflex e immortalati in una delle ultime foto, facendoti venire voglia di farne un’altra quanto prima

Attenti al Social-Babau

L’ho letta almeno quattro volte in 24h, postata a ripetizione da chi arriva su Facebook saltuariamente e si ritrova la bacheca invasa da appelli bufala. Li capisco: è gente che non dedica molto tempo ai social e non si prende il tempo di controllare tutti gli appelli con Google. Il problema è che ci credono e rimbalzano bufale anche vecchie di mesi facendole riapparire ciclicamente. Ecco un consiglio: non solo non condividere la bufala (anche solo presunta), ma cancellatela, meglio, scrivete un commento sotto chiedendo di cancellare la bufala (magari nei commenti qualcuno ha fatto notare la cosa ma l’appello è rimasto). Non credete che, avendo poco tempo da dedicare a Facebook, sarebbe meglio avere solo notizie vere in bacheca?Torniamo all’appello specifico. Il testo che riporto sotto ha tra parentesi quadre i miei commenti e grassetto aggiunto da me, il resto è come è riportato nel blog da cui l’ho copiato, ma ne esistono divers versioni. Ho rimosso il riferimento alla persona citata dal finto appello per evitare che Google & C. lo associno per sempre alla cosa.

Appello da un’Amica… [i boccaloni nuotano in branco]

Ragazzi fate attenzione c’è un tizio che gira su Facebook, un certo $PINCO $PALLINO [gli omonimi ringrazieranno tantissimo] che ti chiede l’amicizia e poi non so come ti registra tramite web e fa un fotomontaggio per ricattarvi [Se hai un Mac ti fa anche la radiografia, che ‘ce vo’!]. Fate copia e incolla di questo messaggio a tutti i vostri amici…….. [Voi dovete fare esattamente il contrario] a tutti i miei amici ci chiedo cortesemente di fare il copia incolla di questo bastardo chiede amicizia a donne e poi fa montaggi x ricattare. Vi prego segnalatelo. [per i duri di comprendonio si replica]

(Testo ricavato da screenshot su www.davidpuente.it)

Analizziamo la prima parte. Chi è il tipo? Ha un nome e un cognome (nell’appello reale, qui ho usato un “segnaposto” che non identifichi nessuno in particolare) sarebbe facilmente identificabile se non fosse che quasi certamente ci sono degli incolpevoli omonimi. Ancora non vi squilla il campanello d’allarme bufalino? SEMBRA facilmente identificabile in realtà potrebbe benissimo esserci qualsiasi nome e spesso l’appello cambia “intestatario” a ogni nuova iterazione. Poniamoci due domande. La prima: se fossi un suo omonimo come mi comporterei nel caso qualcuno segnalasse il mio profilo causandomi un disservizio (profilo Facebook usato per scopi professionali)? Siete pronti ad assumervi la responsabilità di diffamare un innocente e ignaro sconosciuto? La seconda domanda: Se fosse così bravo coi computer, quanto ci vorrebbe per cambiare nome al profilo di Facebook o meglio, ad aprire decine di profili falsi con nomi fittizi e continuare ad agire indisturbato? Ha quindi senso indicare nome e cognomi precisi? No.

Come difenderci allora? Ve lo spiego dopo aver analizzato brevemente anche la seconda parte dell’appello

La seconda parte è quella che terrorizza e indigna chi di informatica non ne capisce nulla. Ancora una volta procediamo a piccoli passi e analizziamo con logica spiccia la cosa.

L’abilità del nostro predatore cibernetico starebbe nel filmare a insaputa della vittima, ritoccare quanto registrato e ricattarla per avere denaro o altro.

Qui bisogna stare attenti perchè chi fa queste cose esiste ma non agisce come viene detto nell’appello. Registrare qualcuno a sua insaputa è fattibile se si usa un computer o un cellulare compromesso in termini di sicurezza informatica ma bisogna farlo sempre quando la vittima è in condizioni di essere filmata: di fronte alla webcam, con uno sfondo che si possa eliminare in caso di necessità di ritocco (cosa tutt’altro che semplice), se il telefonino sta in tasca la cosa non funziona se si parla senza tenere il telefono di fronte a se la cosa diventa impossibile. Voi pensate che un criminale così esperto perda tempo in questo modo? Questo genere di predatori più verosimilmente convince le vittime a filmarsi in atteggiamenti equivoci facendosi passare per “signorine di facili costumi” pronte a fare altrettanto ma che registrano la sessione Skype (cosa decisamente più semplice e dal risultato molto più sicuro, perchè innegabile. Un fotomontaggio, invece, si può “smontare”). Quindi la seconda parte serve solo a creare panico e indignazione in chi non è tecnicamente preparato e, magari eccede coi selfie.

Ma se dovesse accadere davvero che qualcuno faccia cose simili come facciamo a difenderci?

Un tipo o una tipa particolarmente avvenente ci chiede l’amicizia su Facebook e i nostri ormoni guidano la nostra mano a spingere “accetta”. NO, FERMI! Vi ha contattati lei/lui quindi avete tutto il diritto di chiedere “Perchè?”, “Chi sei?”, “Come mi hai trovato?”, “Sei tu quella in foto?”. Ovviamente potrebbe mentire su tutto (e quasi certamente lo farà almeno in parte, anche se è un profilo legittimo). Come facciamo a capirlo?

Usiamo Google. Impariamo ad usare i suoi servizi di ricerca per immagini, se le foto sono rubate con Google la cosa viene fuori, Googliamo il nome associandolo a termini reperiti sul profilo di chi ci ha contattato (“modella Tizia”, “attore Caio”), cechiamo gli omonimi su Facebook che magari spuntano fuori i cloni.

La regola aurea è non diamo mai l’amicizia a chi non conosciamo almeno di vista. “Non date retta agli sconosciuti” su Internet (e quindi su Facebook, WhatsApp o Skype) vale doppio. 

Lo dico sempre ai puttanieri da tastiera: “mutande pulite o rischi di fare una figuraccia davanti al mondo intero”. Se volete giocare giocate con chi conoscete e mette sul piatto la stessa credibilità che mettete in gioco voi (e uno/a sconosciuto/a non potete sapere cosa mette sul piatto, no?).

FIDARSI MAI. Se poi si finisce a chattare o in videochiamata su Skype non fate nulla che non fareste davanti a vostra madre… o accettatene le conseguenze, denunciate alla Polizia Postale e la prossima volta state più attenti, basta che non rompete le scatole al prossimo su Facebook.

Siete arrivati fin qui, la testa vi gira e non sapete fare nemmeno un quarto delle cose che vi ho detto di fare. Oltre a non dare retta agli sconosciuti per voi vale dieci volte di più, nel dubbio che una notizia possa non essere vera, non condividetela.

Vinca la “migliore”

Stamattina guardando l’ennesima foto scelta tra quelle di un contest per foto instantanee ho pensato “non farei mai una foto simile perchè non metterei mai una modella in una posa tanto assurda e improbabile” (purtroppo me la sono persa) da lì ho riflettuto che ormai i contest li salto a pie’ pari perchè tanto non supero nemmeno la prima fase e non perché le mie foto fossero inferiori ad altre che invece l’hanno passata, semplicemente perchè mi piace tenere le foto “sporche” senza la patinatura di una foto a rivista, perchè ancora non sono così capace con la postproduzione e perchè comunque non avrei tempo per farla bene, soprattutto perchè non voglio togliere alla foto l’espressione del mood di quel momento (la differenza tra quando voglio quella foto a quando sono scazzato e scatto di fretta). Capisco che la cosa è personale e che non posso pretendere che una giuria si uniformi al mio pensiero ma dev’essere il contrario, ma tant’è: snobbo tutto, nemmeno mi prendo la briga di leggere i bandi di concorso e pazienza se “I contest ti danno idee su cosa scattare e ti permettono di migliorare confrontandoti con altri“.

STICAZZI!

Quella di sopra è una discreta favoletta che si racconta ai niubbi e adesso vi spiego perchè:

Col digitale partecipare ai concorsi fotografici è diventato semplice. Non bisogna scegliere lo scatto tra migliaia di foto o di provini stampati, capire quali miglioramenti si debbano apportare, farlo in camera oscura o chiedere al fotografo che ti stamperà il negativo di farlo (pagando salato), stampare in 18×20 almeno, spedire il tutto in una busta rigida e incrociate le dita attendendo risposta per posta. Oggi i più ci mettono meno di un’ora, al netto della post produzione. E non considero solo quelli che poi passeranno.

Conseguenza del primo punto è che le foto inviate saranno tantissime, troppe, la prima selezione dev’essere per forza un mero sgrossamento delle foto meno curate. Io e il grosso dei niubbi finiamo qui.

Bisogna poi distinguere i concorsi seri da quelli fuffa, truffaldini o fatti per acquisire foto gratuitamente (ho partecipato a qualcuno scientemente solo per segnalare la presenza delle foto fatte a un paio di concerti). I primi hanno regole più stringenti con argomenti più centrati, quindi con partecipanti di livello medio-alto e con meno folla. Ai secondi partecipano anche i “fotografi da Instagram”. Lasciate perdere se l’unica discriminante saranno i like sotto le foto, se vi chiederanno soldi, se vi chiedereanno di cedere ogni diritto sullo scatto, se saranno loro a contattarvi chiedendo di togliere licenze come la Creative Commons da uno scatto per farlo partecipare a un concorso (utenti da bloccare prima di subitoe scatto da monitorare grazie a Google Immagini diffidando e segnalando chiunque lo usi in modo improprio). Capita che le agenzie di PR di artisti chiedano le foto fatte dai fan da mettere sul loro sito paventando concorsi in cui al massimo si vincono le stesse foto autografate dall’artista SE la foto viene scelta. OK coi le foto le avreste fatte comunque ma magari la tappa del tour a cui partecipate non è tra le primissime e i vostri scatti sono uguali alle migliaia  di scatti che lo hanno preceduto, tentar non nuoce di certo, ma sperarci è da illusi. Intanto LORO hanno un archivio fotografico di tutto rispetto a costo zero

Se cercate ispirazione coi concorsi vedere prima quello che fanno i vincitori, POI decidete se e in quale mischia buttarvi.

Meme ignoranti

Stamattina, nel solito Facebook inciampo in un meme:IMG_1602 (1)Ora, che dire: vinciamo (verbo coniugato alla prima plurale, perchè anch’io tifavo per gli azzurri) meritatamente la semifinale olimpica con gli USA, ma quelli ti hanno portato al quinto set, non è che stavano in campo ad offrire m&m’s.

Ma è l’iperbolicità del tifoso del giorno dopo un’importante vittoria e la possiamo perdonare.

La Luna non è in discussione, quindi. IL DITO CHE LA INDICA Sì! La prima metà di quel meme è una caccola gigante!

PRIMO: avessero bombardato l’America 50 anni fa forse non saremmo qui, saremmo tutti morti in un olocauso militare. Posso essere “iperbolico” anch’io? PIRLA!

SECONDO: che aereo ci metti? Un bombardiere sovietico? Manco per il… manco per niente! Ci metti un bombardiere della RAF. Un cazzutissimo bombardiere britannico, che è stato in servizio per mezzo secolo, diventa il bombardiere del suolo americano. Ancora: PIRLA PIRLA! (Comincio a capire Sgarbi e la cosa non mi rende tranquillo 🙂 )

Ora io più che essere un appassionato di aviazione, sono uno che ne vorrebbe sapere di più in merito. Non conoscevo l’aereo fino a quando un amico su Facebook (credo) non mise un articolo che parlava del pensionamento dell’ultimo esemplare, sono passati anni ma stamattina come l’ho visto, il facepalm è stato automatico e… doloroso. mi ci sono voluti due minuti per tagliare l’immagine dell’aereo e darlo in pasto a Google Immagini, che in mezzo secondo mi ha mostrato di tutto e di più.

Non lo so perchè me la prendo tanto, forse perchè non c’ero durante la crisi cubana ma quella libica (Reagan e Gheddafi che bisticciarono) sì e per fortuna che l’altro si chiamava Gorbachov, uno che a bombardare l’America proprio non ci teneva.

Social Tag: istruzioni per l’uso

La metto giù piano.
Se Tizio vuol condividere qualcosa su Facebook la mette in bacheca, giusto.
Se Caio e Sempronio erano insieme a tizio giustamente verranno taggati dare la possibilità anche a loro di leggere subito i sagaci commenti degli amici di Tizio. E va bene. È giusto così!

A volte però Tizio esagera. A volte però Tizio esagera moltissimo. A volte Tizio la fa proprio fuori dal vaso! Di più: Tizio piscia proprio sul muro di casa di Caio e Sempronio. Perché lo fa? Per il motivo più antico al mondo: marcare il territorio.

Andiamo di esempio pratico.

Tizio organizza qualcosa o vuol promuovere una qualche iniziativa personale. Tizio tagga una congrua parte dei suoi contatti, mica solo i suoi amici Caio e Sempronio. Tizio così facendo raggiunge in un sol colpo le bacheche di tutti quelli che leggono i post degli “amici degli amici” (quasi tutti quelli che stanno su Facebook, insomma), anche se lui in bacheca non ce li ha. GENIALE? EH, NO, CARO TIZIO!

Facendo questa cosa ti qualifichi solo come un “FOTTUTISSIMO SPAMMER” uno di quelli che nella posta elettronica finisce nella cartella “Indesiderata”, perchè, pensaci caro Tizio: pensa alle notifiche che tutta la gente taggata riceverà a ogni cazzo di commento che faranno sotto al tuo post. Decine, se non centinaia di squilli inutili che possono anche costringere a silenziare il cellulare (e non sempre è cosa buona).

Cari Caio e Sempronio, non sentitevi in colpa a rimuovere il tag, non fatevi scrupolo a chiedere a Tizio di NON FARLO PIÙ e, se Tizio perseverasse nell’errore, MANDATELO AFFANCULO SENZA RIMORSI perchè è lui a chiederlo.

Caro Tizio, vuoi mantenere le tue amicizie social? Non taggare mai a sproposito (cioè nel caso 2) più di dieci persone. Anzi già oltre i 5 contatti taggati il rischio di lamentele è alto.

Io ve l’ho detto.