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Diritti sPOSTati

Dopo l’ennesima condivisione serve un punto fermo da ricondividere all’occorrenza per cui riscrivo qui quanto già detto su Facebook, integrando anche qualcosa.

Non basta un post in legalese per proteggere la vostra privacy da Facebook, o per far valere copyright o quant’altro. PER ISCRIVERVI AVETE ACCETTATO CLAUSOLE CHE CEDONO L’USO DEI VOSTRI CONTENUTI A FACEBOOK. Come potete difendervi? Evitando di pubblicare i dati sensibili che non volete condividere col mondo intero. Per citare “qualcuno” evitate di farvi foto (o, almeno, di mettere su Internet) che non volete far vedere a vostra nonna. Non esiste amico fidato che non possa perdere il cellulare in strada, che non possa venire derubato, che non prenda virus che espongano il contenuto delle proprie memorie elettroniche a gente senza scrupoli, che al primo torto non si vendichi sputtanandovi sul web. Pensare che basti un post su un social a proteggere i propri contenuti è come fidarsi di un giubbotto antiproiettile fatto con la carta igienica bagnata, pensare a quanto sia opportuno pubblicare qualcosa PRIMA di farlo è l’unica cosa che protegga davvero

Se proprio volete negare diritti sulle vostre foto a Facebook avete due possibilità: cancellarvi del tutto dal social network richiedendo la rimozione di tutto quanto (cosa che comunque faranno con calma) oppure rendere le vostre foto poco appetibili con filigrane (quelle scritte che vengono sovraimpresse) abbastanza difficili da rimuovere senza tagliare malamente la foto. Questa è la soluzione che ho adottato per le mie foto. Un bollino che copre un intero angolo della foto che, tra l’altro dice pure come è stata rilasciata la foto (non che questo previene da un uso illecito, come già detto), uno che vuole prendersi la foto senza riconoscermene nemmeno la paternità dovrebbe tagliare la foto in modo pesante o editarla in modo che non mi verrebbe difficile dimostrare la proprietà dello scatto semplicemente esibendo il file raw (il file fotografico coi dati grezzi del sensore) completo.

Markdown… Un po’ troppo tardi?

Sto scrivendo questo post dalla app WordPress per iOS, su una beta di iOS 9.1, da un iPad Air, usando la tastiera touch su schermo. Perché questa precisazione iniziale? Semplice perché una prima risposta alla domanda del titolo è: in questo caso Markdown è solo un’inutile complicazione. (Ovviamente IMHO, anche se il perché andrò a spiegarlo in conclusione all’articolo)Ma cos’è Markdown?

Markdown (link a Wikipedia per chi vuole approfondire) è l’ennesimo linguaggio a marcatori che si può usare per scrivere testi ben formattati con stili diversi per paragrafi e caratteri in modo veloce quando non si dispone di un editor evoluto o quando l’interfaccia del proprio editor distrae troppo e per fare il testo in grassetto o produrre un rientro nel paragrafo bisogna lasciar perdere la tastiera, prendere il mouse e pensare ad altro deconcentrandoti da ciò che si sta scrivendo. “Beh, utile!” Direte voi. Se usate tastiera e mouse, sicuramente, meno se usate un tablet che ormai vi fa perdere tempo più per scrivere i caratteri che compongono i marcatori (** per il grassetto, per esempio) che per inserire la formattazione direttamente posizionata sulla tastiera touch del dispositivo (parlo per iOS, ma credo che tastiere estese simili esistano anche su Android).

Quindi se sia o no in ritardo (WordPress 4.3 lo supporta anticamente, prima c’era un plugin ufficiale di Automattic) dipende dal numero di blogger (e di scrittori) che scrivono le proprie bozze sui tablet e non sui computer tradizionali o comunque con l’accoppiata tastiera/mouse.

Piccola conclusione semi-off-topic: ho un buon motivo per provare la soluzione delle tastiere di iPad Pro 😉

Dedicato a…

Questo post è dedicato a te.

  • Tu che pensi che Facebook sia tutta Internet. Invece fuori da quel recinto c’è letteralmente un mondo
  • Tu che pensi che Facebook faccia tutto bene. Quando fa tutto in modo mediocre
  • Tu che pensi che su Facebook ci stia la Verità Rivelata e vuoi farne parte. E condividi tutto in modo acritico
  • Tu che, quando ti chiedono di visitare un sito che non sia Facebook, vai letteralmente nel panico. Mostrando quanto in realtà tu sia ignorante
  • Tu che non distingui utenti da pagine e ti ostini a creare nuovi account utente per ogni pagina che avresti DOVUTO creare. Stessa password per tutti, magari.
  • Tu che magari riesci a “rubare” anche contenuti gratuiti. Troppa fatica mettere il link di origine o almeno i crediti all’autore..
  • Tu che ti difendi con: “Ma su Facebook la vedono tutti” scordandoti che, per fortuna, non tutti sono su Facebook e sono tuoi amici.
  • Tu che concedi l’amicizia anche a: cani, porci, zecche e zanzare. Poi ti lamenti che qualcuno pubblica video porno a tuo nome e a tua insaputa.
  • Tu, che… Adesso non mi viene in mente nient’altro dedicato agli Utonti Facebookari, nel caso aggiungo, sono nel mio blog e i post li ritrovo rapidamente anche a distanza di anni, fate la stessa cosa con Facebook!

Questo post era stato pensato per essere scritto direttamente sulla bacheca di Facebook insieme a questo link, poi ho deciso si scriverlo qui perché è più comodo e su Facebook arriva il link in modo automatico.

Questo post potrebbe aver inaugurato una serie, vi ho avvistato. 😉

Appunti per un’eclissi solare

Eclissi 20150320

Simulazione dell’eclissi vista da Salerno (Italia) ottenuta con Sky Safari

Il 20 di questo mese ci sarà un’eclissi parziale (da noi) di Sole. La Luna si frapporrà tra noi e la nostra stella, provocando una spettacolare falce nel cielo. la fase di totalità sarà visibile a latitudini alte in Europa.

Poiché in quei giorni si svolgerà a Fiuggi la Deepcon 16, io dovrei essere in viaggio nelle due ore di transito lunare, specificamente dovrei essere alla stazione ferroviaria di Salerno.

Ho deciso di tentare una fotocronaca via social dell’evento, o quantomeno di scattare foto durante le varie fasi dell’eclissi.

In questo post annoterò e racconterò i passi compiuti per adeguare la mia attrezzatura fotografica all’osservazione solare.

Innanzi tutto due parole sul nuovo corpo macchina Nikon D7100. Si è rivelato molto sensibile anche con pochissima luce permettendomi di fare foto con autofocus rapido in condizione di quasi oscurità (pista da ballo), il mirino di serie permette una messa a fuoco manuale rapida e precisa con indicazione di superamento o anticipazione del punto di fuoco selezionato. Questo unito alla mancanza del filtro low-pass davanti al sensore lo rende versatile nella fotografia astronomica.

Un mesetto fa stavo quasi per acquistare un 800mm catadiottrico, che sarebbe ottimo per gli oggetti del sistema solare ma obbliga al treppiedi, quindi non mi sarebbe stato utile in questo caso, userò il Nikkor 70-300mm che seppur non luminosissimo va più che bene visto che il Sole diretto anche se schermato e con la Luna a nasconderne una parte cospicua  vuole un diaframma chiuso, il filtro che permetterà al sensore CMOS e alla mia retina di uscirne indenni l’ho preso sul sito di Unitron Italia, distributore dei prodotti Baader Astrosolar. Nella fattispecie è un anello di plastica agganciabile davanti alla lente del teleobiettivo che supporta un foglio Astrosolar di nuova concezione, con argentatura fronte-retro, che risolve, tra le altre cose il problema del sole blu, restituendo una gradevole imagine in bianco e nero della nostra stella.

Foto a mano libera, reflex impostata totalmente in manuale, Bracketing di tre scatti a +/-1 EV f/11 tempo di circa 1/250, nel test fatto a sole pieno ho esagerato con gli ISO, impostati a 800, quando 400 bastano (la foto migliore è stata fatta a -1EV e potevo calare ancora).

IMG_1718Il test di assemblaggio del filtro e uso sul mio zoom è stato quasi epico. Baader ha previsto un sistema di ritenuta “potenziato” da fettucce fissate con biadesivo e velcro al corpo di un telescopio/teleobiettivo, purtroppo sul mio zoom le fettucce non sono installabilli, ma fortunatamente i tre cilindretti gommati stringono il filtro in modo fermo attorno al cilindro interno dello zoom, bisogna stare attenti prima di montarlo che non presenti graffi sulla superficie e non bisogna toccarlo a mani nude perchè il grasso delle mani può rovinare l’argentatura, per fortuna la pellicola è sostituibile evitando un nuovo esborso di 40€ per un nuovo filtro. Avrei preferito che la scatola di cartone in cui il filtro arriva smontato fosse stata più alta di un mezzo centimetro in modo da poter riporre facilmente il filtro coi perni già montati, ho adattato la scatola con un coltellino per ricavare abbastanza spazio per riporlo, in quanto a Salerno non avrò molto spazio, anzi suggerirei a Baeder di studiare una nuova montatura avvitabile per obiettivi fotografici, in modo da poterlo montare senza problemi anche stando in piedi (il filtro va maneggiato anche con entrambe le mani dal bordo in plastica).

IMG_1730Il risultato del test è incoraggiante e soprattutto mi ha fatto passare la “strizza da accecamento”, devo solo controllare se il filtro abbia graffi mettendolo controluce e controllando che proietti un’ombra senza puntini (veri e propri pinhole da camera obscura) che potrebbero fregarmi sensore e, più importante la retina (state attenti e non fateci guardare bambini, per i quali è meglio un metodo di osservazione tramite riflessione su foglio bianco).

Non ci resta che sperare in una bella giornata per fotografare lo spicchio di sole..

Not so Dumb Watch

Il mio vecchio orologio al quarzo ha cominciato a perdere colpi più o meno a ottobre scorso. Tempismo perfetto se si volesse prendere un Apple Watch, pensereste voi. Col cavolo, vi risponderei io.

Apple Watch esattamente come ogni opera prima  di Apple pare che si rivelerà un costoso giocattolino che tra le altre cose ci dirà che ora è. 340 Euro non li trovo esagerati per un buon orologio, sia chiaro, ma magari un buon orologio dovrebbe tenere almeno 15 ore di carica, e mi tengo basso. Gli ho voluto concedere il beneficio del dubbio aspettando che uscisse, ma Apple ha tardato troppo e il nostro appuntamento è rimandato almeno di un lustro; c’è tutto il tempo per fare un buono smart watch, quindi.

Ho dato sfogo a un mio vecchio desiderio: la linea Kinetics di Siko, volevo farla finita con le pile a bottone e ci sono (quasi) riuscito.

(null)
nel mirino uno dei nuovi calibri Kinetic Drive, poi, complice un’offerta su BuyVip ho riiegato su un Kinetic semplicissimo con la sola data come complication (si chiamano complication tutte le funzioni extra degli orologi: cronometri, datari, fasi lunari, secondo fuso orario e così via).

Ce l’ho al polso da pochi giorni e a parte una falsa partenza devo dire di esserne soddisfatto, quadrante chiaro e leggibile, datario che non avevo al polso da una ventina d’anni… tic-tac di ordinanza più tic-tac di ricarica.

Il movimento Kinetic possiamo definirlo un ibrido: movimento automatico e al quarzo con una batteria ricaricabile al posto della molla caricata da un bilanciere inerziale, mi ha fatto storcere il naso dopo la prima notte fermandosi a 5 ore da che l’avevo tolto dal polso, poi ho scoperto che il mio modello non ha la funzione di Energy saving che blocca le lancette pur mantenendo il conteggio del tempo, ma da quando lo si fa ripartire (nel mio caso, per la prima volta) deve stare una decina di ore al polso per accumulare carica a sufficienza e io i primi due giorni lo levavo spesso per tentare la regolazione del cinturino in acciaio, cosa rivelatasi piuttosto ostica.

Leggendo opinioni in giro e stando a quanto riporta il manuale di istruzioni, la batteria tampone ricaricabile dovrebbe durare da 7 a 10 anni, poi andrà sostituita (a caro prezzo), sperando in un colpo di fortuna spero di prendere un Apple Watch di decima generazione, sempre che la batteria e la durata generale siano più che discrete.

I Android

images– Scusa, tu che ne capisci, ho il cellulare che non funziona, mi dici perchè?

  • Quale iPhone hai?

  • No, che iPhone, ho questo! – E mi presenta uno smartphone Android.

  • Ma io Android non ce l’ho, almeno mi sai dire che versione hai?

  • Versione? Di latino? AHAHAH!

Io aggrotto le sopracciglia per far capire che non m’ha fatto ridere nemmeno un po’

  • Almeno sai che cosa NON funziona?

… E qui le storie che hanno in comune questo incipit divergono. se l’individuo umanoforme che ho davanti gode delle mie simpative entro in geek mode e comincio a spippolare nelle impostazioni del telefono per cominciare ad orientarmi, altrimenti dichiaro la mia non cosocenza dell’accrocchio e, se marchiato da Samsung, propongo come soluzione la sostituzione con equivalente LG o Motorola.

Io non odio Android, per carità, è Samsung che non ho mai sopportato.

Qualcuno poi cominciava ad allargarsi:- Scusa ma mi fai cercare una cosa sul tuo iPad?

  • L’altro ieri per lo stesso motivo mi hai chiesto la password del Wi-Fi e ti ho accontentato, il cellulare ce l’hai, no?

  • Si ma ha lo schermo piccolo! (era un 4s)

Mo basta certi dispositivi sono personali, mi chiedi in prestito il fazzoletto? No, e ci credo visto che ci ho appena scaricato dentro il contenuto di due seni nasali. Attivare la modalità anonima sul browser? Ti guardano male perchè “non ti fidi”

Insomma, complice un’offertona su Saldi Privati ho comprato un tablettino Android, così almeno KitKat lo conosco bene, ho una piattaforma alternativa a iOS e posso usare la modalità multiutente così posso dire di offrire il tablet di cortesia.

La scelta è fatalmente cascata su un Asus Transformer pad Wi-Fi, motorizzato Intel ed equipaggiato con Android 4.4.2, il colore purtroppo è il bianco, la cover l’ho dovuta ordinare sul solito Amazon, ce l’ho in mano da quattro giorni e già sono emerse alcune magagne insieme ai pregi.

Android, come dicevo sopra lo conoscevo indirettamente tramite i soliti utonti che mi affidavano smartfone e tablet da rimettere in piedi. stavolta il niubbo sono io, ergo bisogna rimboccarsi le maniche e capire come si fanno le cose in casa Google.

Primo giorno dedicato all’approvvigionamento app e all’acquisto di una schedina microSD di capienza adeguata per venire incontro alle ridotte capacità mnemoniche del tablet acquistato (16GB), non scarico giochi e app ciccione, ce le ho sull’iPad, unica deroga data alle app librarie che ho anche su iPad perchè possono sempre servire, scarico le app per la ricevitoria e BUM primo intoppo con la filosofia Android. seguendo Play Store becco una fake dell’app Match-point, per trovare quella ufficiale devo andare sul sito preposto e scaricarla da là off-market, metodo meno sicuro, responsabilità più del committente che dello sviluppatore e di Google, ma l’utente rischia per una cavolata.

Mi serve la possibilità di ottenere lo screenshot, apriti cielo devo scoprirlo su Google che la combo cambia da dispositivo a dispositivo, io credevo che dipoendesse solo dalla versione di Android con poche eccezioni dovuto alla presenza o meno di pulsanti  a sfiornamento, invece bisogna ricorrere a San Google, o sperare nella facilità di raggiungimento dell’opzione (grazie Asus).

Altri punti positivi o negativi? No bene o male iOS e Android si equivalgono, l’architettura Intel, più performante rispetto ad ARM non consente di far confronti con l’iPad, il tablet è reattivo ma di far gare di velocità non mi è mai interessato per cui se sia o no più veloce o più lento di qualche secondo non me ne frega molto. Non noto differenze sostanziali.

L’hardware esterno però perde nei confronti di Apple e anche nei confronti del Tab 2 che ho avuto modo di usare (e flashare) in precedenza perde un po’. la scocca è plasticosa come i nonni EeePC, che non ho mai potuto digerire, il peso è importante, l’air che ha la scocca in metallo è molto più leggero, per esempio, la batteria ci mette un secolo a caricarsi, ma il cavo ci collegamento e ricarica è un microUSB e non è poco, anzi!

BAsta questo a farmi altare il fosso? Manco per niente. Android la valuto ancora come “alternativa”, ma preferisco spendere per avere assistenza, aggiornamenti, e app certe.

Un libro è un libro!

IMG_0893 1Con l’hashtag ripreso nel titolo l’editoria italiana ha chiesto a Governo ed Europa (perché non si configuri aiuto di Stato?) di equiparare l’IVA sugli ebook a quella dei libri cartacei, cioè passarla dal 22% al 4%. Tweet di chiunque, servizi al TG con set in una grande catena editoriale (non faccio nomi ma hanno inquadrato lettori Kobo 😉 ), esponenti della cultura italiani hanno imperversato per qualche giorno su Twitter e Facebook, qualche voce contraria in quanto un epub contiene molto più rispetto al semplice testo (è un piccolo sito web, se mi si passa la similitudine), ma è un piccolo sito web che serve a simulare un libro e basta.

A ben vedere c’è qualcos’altro negli ebook delle case editrici più grosse, che avrebbero i maggiori benefici dall’abbassamento dell’IVA (o pensate che sia una iniziativa a favore dei lettori? Pensate che dopo vi faranno pagare un ebook a meno dei 10 Euro odierni?) c’è il DRM che fa cose degne del peggior Spyware, si proprio quella robaccia che vogliamo far bloccare da Adblock e NoScript quando navighiamo sul web e che vogliamo sia rimossa dal nostro antivirus di fiducia. Loro ci vendono gli ebook con questa robaccia e non si sognano di chiederne la messa al bando, anzi!

Beh io dico di far così: noi vi aiutiamo con l’IVA e voi ci vendete un libro elettronico maggiormente simile a un libro di carta: solo testo e struttura “tipografica”, niente DRM! Alcuni editori lo hanno già capito, voglio vedere farlo anche ai grossi calibri.

Ecco il mio tweet sull’argomento, notate i due hashtag.

Le volpi e l’iUva

Premetto che questo post non è dedicato ai detrattori dell’iPhone & iC a ragion veduta, ma a tutti gli  “zampognari” che seguono il coro dei “Buuuh” senza sapere neppure di cosa parlano.

Partiamo dal caso che più mi ha fatto incavolare: il lancio di uova e farina a quelli in coda per l’iPhone 6 a Roma.

Premetto che è un’usanza che moi guardo bene dal condividere, per quanto mi piacciano i prodotti della mela, sono pigro e preferiso fare l’ordine online, ma non mi permetto di giudicare chi lo fa (al massimo li sfotticchio bonariamente). MAnia di protagonismo? Forse. Spendono troppi soldi per un telefono? Cazzi loro de delle loro banche, Uno può disporre dei suoi soldi come meglio crede, nei limiti della legge, o no?. Ma poi quella della fila davanti agli Apple Store è un’usanza nata con gli iPod e gli iMac colorati (non mi risulta li facessero per i Macintosh), erano una sorta di micro-convention di Apple fan e come tale v rispettata. Io personalmente compatisco i lanciatori, soprattutto se si scoprisse che poi vanno a prendersi a cazotti davanti ai cancelli dei grandi magazzini che fanno le supersvendite innaugurali o per i saldi di stagione (OK per i saldi ormai la ressa è solo un ricordo).

l’iPhone 6/6 Plus si piega? sicuri sicuri che non sia un caso di idiozia dell’utente? succede tutti gli anni e tutti gli anni la risposta è la stessa: “NON TENETE I CELLULARI NELLA TASCA POSTERIORE DEI PANTALONI E, SOPRATTUTTO EVITATE DI SEDERVICI SOPRA” un paio di video chiarificatori.

Notate la forza necessaria per piegarlo apposta, CULONI SBADATI!

IPhone pieghevole quanto altri di marche concorrenti:

Piccola nota a margine: uno che criticò (a ragione) Apple per l’antennagate di iPhone 4 mi ha chiesto perchè volessi vendergli anche il bumper insieme al telefono (sì ho intenzione di prenderelo, un 6). Quanti si ricorderanno dell’iPhone 6 pieghevole tra un anno, quando uscirà il prossimo iPhone da criticare?

iSSD

Oggi finalmente il mio MacBook Pro 13″ mid 2009 (per gli amici: Pippo) ha ricevuto un drive a stato solido come da tempo programmato.

I piani originali prevedevano l’adozione di una plancia da montare al posto del masterizzatore in cui alloggiare un secondo disco poiché ho necessità di avere parecchio spazio per le foto che scarico dalla reflex, ma le cose sono andate meglio del previsto.
Mentre mi informavo sulle procedure, sulle difficoltà dell’intervento radicale richiesto da kit come quello dell’optibay, i dubbi aumentavano sempre di più, dal solo SSD ero giunto alla conclusione di dover prendere anche in altro HD a piatti rotanti per poter abilitare la modalità Fusion drive, poi sono arrivati dubbi sulla bontà di questa soluzione con dati che vengono spostati spesso da un drive all’altro, logorando quello a stato solido per nulla, poi i dubbi su dove mettere i due drive visto che il masterizzatore è molto vicino a uno dei punti caldi del portatile, insomma molti dubbi che si univano all’unica certezza di una spesa importante da non sbagliare.

Mi procuro un kit per riparazioni professionale da iFixit per evitare di friggere le schede toccandole maldestramente con le dita grosse che mi ritrovo, un bel giorno mi ritrovo a parlare di prezzi di SSD su Facebook e mi viene lo schiribizzo di controllare i miei soliti siti di e-commerce informatico. Scopro che nel mio budget (350€ max per SSD e 100-150€ per l’altro disco più optibay) adesso trovo anche dischi SSD di capacità adeguata e così mi sono buttato su un Crucial M500 da 960GB20140513-195423.jpg. Nel frattempo che il prezioso oggettino giungesse nelle mie mani mi sono informato su TRIM e OS X, firmware SSD da aggiornare e, ancora più importante, LA scelta: clonazione del disco di sistema o ripristino da TimeMachine?

La prima questione viene risolta da Trim Enabler, piccola utility che per 10$ ti fa anche le ottimizzazioni ad hoc al portatile (come lo spegnimento del sensore di movimento, inutile con un SSD); tutto perchè Apple abilità il Trim solo per i dischi marchiati Apple, il firmware nuovo da installare sul disco ha proprio una patch specifica per il mio modello, quindi va fatta assolutamente, ma convincere il firmware a mettersi su una chiavetta è stato impossibile, si opta quindi per un CD masterizzato appositamente per i pochi mega di DOS e firmware, da installare prima di OSX. L’ultimo punto dipende dalla tempistica e dalla necessità di usare o meno il portatile nel frattempo, inoltre serve un’altra applicazione per la clonazione maggiormente compatibile con l’ultimo OS X.

Domenica, durante l’ultimo backup di TimeMachine il disco di backup si sconnette per motivi ignoti mandando tutto all’aria, oggi finalmente il disco arriva ma devo rimettere prima in pista il disco verificandolo con l’apposita utility di OS X, la procedura prende tempo, decido di muovermi verso la clonazione e scarico il software SuperDuper, gratuito per le semplici clonazioni, a pagamento se si vogliono funzioni evolute, monto il nuovo in una scocca esterna USB2 e mi accingo alla clonazione che però porta troppo tempo e il portatile resterebbe comunque inutilizzato, ritorno verso la “via” TimeMachine, visto che il disco aveva fatto diversi backup ed era aggiornatissimo a dieci minuti prima dell’avvio della clonazione; faccio solo un test di avvio dalla chiavetta con su Mavericks che avevo creato qualche mese fa, dopo il rilascio di OS X 10.9.2. Tutto a posto!

Chiudo lo schermo, prendo il set di cacciaviti iFixit e apro il fondo del portatile, rimuovo il fermo del disco fisso lo prendo delicatamente in mano e stacco il connettore SATA… notato nulla? NON AVEVO SPENTO IL PORTATILE!!! In fretta rimonto il disco, prendo la placca di alluminio che sta sul fondo, l’appoggio senza fissarla con le viti, giro il tutto sulle mie ginocchia, apro il laptop e lo spengo, constatando che OS X non si era accorto di nulla. (Chiunque sia quello che ha progettato lo stop dei Mac: GRAZIE!) Monto finalmente il disco, richiudo tutto e vado a recuperare il CD-ROM su cui avevo masterizzato l’utilità per flashare l’SSD con il nuovo Firmware, due volte il giro della procedura di boot perché l’EFI fa il permaloso, parte il CD-ROM, fa tutto lui visto che rileva solo un disco aggiornabile e invece di 30 o 60 secondi ce ne impiega almeno 120, facendomi sudare freddo.

Nel momento in cui sto scrivendo il sistema è in ripristino e ci dovrebbero volere ancora tre ore, dovrei pubblicare questo post proprio dal mio MacBook rivitalizzato domani, dopo aver corretto tutto sull’interfaccia web di WordPress, visto che quello della app fa ancora cagare.

THE DAY AFTER Mac ripristinato con ampio anticipo sui tempi previsti, il post ripristino è un po’ schizofrenico perchè OS X deve riscrivere tutta una serie di file e l’accelerazione è appena percepibile, al momento le applicazioni partono al volo poi “si fermano a rifletere”. Di certo no ho lo spunto che avrebbe su un MacBook di due anni più giovane , il mio bus è esattamente la metà della banda massima utilizzabile dal disco.

OS X SSD

(Social)Fotografia del nuovo millennio

Willow_red_eyesRicordo, quando ho cominciato ad armeggiare con la prima reflex, le foto di chi con una banale punta e clicca faceva foto bellissime, qualche sbavatura nell’esposizione, magari, ma inquadrature coi terzi, magari pure in bianco e nero, io invece sembravo un pivellino in groppa a un cavallo selvaggio, il mio obbiettivo di allora era di superare quelle foto anche in versatilità. Dopo anni, passato al digitale ma senza cambiare di molto la mia tecnica, ho raggiunto quell’obbiettivo, sbaglio poche foto, l’asticella da superare è decisamente più alta rispetto a quella di allora ma, guardando le foto delle macchinette di allora, e le mie mi rendo conto che in generale la tendenza è stata involutiva.

Se prima con la pellicola si ponderava ogni scatto, adesso si scatta quasi senza riflettere, ma se prima le macchinette le trovavi nel fustino del detersivo, adesso le vendono con i cellulari e sono, in alcuni casi molto vicini alle compatte DOC, a complicare le cose ci hanno pensato i social network che hanno veicolato mode stupide (gli autoscatti, ad esempio, esistevano anche prima, solo che ne facevamo meno perché in tre “selfie” su quattro si ha un’espressione beota) e errori che stanno diventando consuetudine.

Quando ho cominciato a postare le mie foto su Flickr (a proposito, ci siamo trasferiti qui), si andava a caccia di scatti altrui da preferire e da studiare passando in rassegna i dati EXIF, così ho saputo cosa migliorare e dove sbagliavo, dopo dieci anni, se sono migliorato lo devo anche a quelle foto. Con Facebook e Instagram invece si disimpara. Instagram ha sdoganato il selfie AKA Autoscatto compulsivo e l’abuso dei filtri che spesso rovinano ciò che miglioravano quando le “macchinette” incluse nei cellulari erano appena sufficienti e allora veniva comodo poter correggere una dominanza cromatica con un bianco e nero o esasperando una dominanza opposta. Oggi ho fatto un giro su Instagram e anche profili professionali che aprono ai selfie delle modelle sono stati invasi da foto color vomito post sbronza. Su Facebook mi sono imbattuto spesso in foto fatte male (su Flickr ci si scambiava spesso le opinioni su inquadrature più incisive o prospettive sballate) che avevano sotto il plauso di amici e parenti, in quel caso taccio imbarazzato io per loro (lo so, non è normale, ma ho quel genere di schiettezza che se una cosa non mi piace non riesco a nasconderlo). Se invce vi recapito la foto “corretta”, tranquilli, siete tra quelli che considero “punta e clicca digitali” e solitamente sistemo i limiti del dispositivo che ha generato la foto (contrasto migliorato, rumore del sensore, flash sparato).

Fuori dalla discussione, ma solo perché non faccio abitualmente video, quelli che si ostinano a filmare col cellulare in verticale: vi prego, piantatela, tra dieci anni vorrete non averli mai fatti!

Se avete qualcosa da aggiungere o da (ri)dire i commenti qua sotto sono a vostra disposizione.

CIRIPIRIPì!