L’ho letta almeno quattro volte in 24h, postata a ripetizione da chi arriva su Facebook saltuariamente e si ritrova la bacheca invasa da appelli bufala. Li capisco: è gente che non dedica molto tempo ai social e non si prende il tempo di controllare tutti gli appelli con Google. Il problema è che ci credono e rimbalzano bufale anche vecchie di mesi facendole riapparire ciclicamente. Ecco un consiglio: non solo non condividere la bufala (anche solo presunta), ma cancellatela, meglio, scrivete un commento sotto chiedendo di cancellare la bufala (magari nei commenti qualcuno ha fatto notare la cosa ma l’appello è rimasto). Non credete che, avendo poco tempo da dedicare a Facebook, sarebbe meglio avere solo notizie vere in bacheca?Torniamo all’appello specifico. Il testo che riporto sotto ha tra parentesi quadre i miei commenti e grassetto aggiunto da me, il resto è come è riportato nel blog da cui l’ho copiato, ma ne esistono divers versioni. Ho rimosso il riferimento alla persona citata dal finto appello per evitare che Google & C. lo associno per sempre alla cosa.
Appello da un’Amica… [i boccaloni nuotano in branco]
Ragazzi fate attenzione c’è un tizio che gira su Facebook, un certo $PINCO $PALLINO [gli omonimi ringrazieranno tantissimo] che ti chiede l’amicizia e poi non so come ti registra tramite web e fa un fotomontaggio per ricattarvi [Se hai un Mac ti fa anche la radiografia, che ‘ce vo’!]. Fate copia e incolla di questo messaggio a tutti i vostri amici…….. [Voi dovete fare esattamente il contrario] a tutti i miei amici ci chiedo cortesemente di fare il copia incolla di questo bastardo chiede amicizia a donne e poi fa montaggi x ricattare. Vi prego segnalatelo. [per i duri di comprendonio si replica]
(Testo ricavato da screenshot su www.davidpuente.it)
Analizziamo la prima parte. Chi è il tipo? Ha un nome e un cognome (nell’appello reale, qui ho usato un “segnaposto” che non identifichi nessuno in particolare) sarebbe facilmente identificabile se non fosse che quasi certamente ci sono degli incolpevoli omonimi. Ancora non vi squilla il campanello d’allarme bufalino? SEMBRA facilmente identificabile in realtà potrebbe benissimo esserci qualsiasi nome e spesso l’appello cambia “intestatario” a ogni nuova iterazione. Poniamoci due domande. La prima: se fossi un suo omonimo come mi comporterei nel caso qualcuno segnalasse il mio profilo causandomi un disservizio (profilo Facebook usato per scopi professionali)? Siete pronti ad assumervi la responsabilità di diffamare un innocente e ignaro sconosciuto? La seconda domanda: Se fosse così bravo coi computer, quanto ci vorrebbe per cambiare nome al profilo di Facebook o meglio, ad aprire decine di profili falsi con nomi fittizi e continuare ad agire indisturbato? Ha quindi senso indicare nome e cognomi precisi? No.
Come difenderci allora? Ve lo spiego dopo aver analizzato brevemente anche la seconda parte dell’appello
La seconda parte è quella che terrorizza e indigna chi di informatica non ne capisce nulla. Ancora una volta procediamo a piccoli passi e analizziamo con logica spiccia la cosa.
L’abilità del nostro predatore cibernetico starebbe nel filmare a insaputa della vittima, ritoccare quanto registrato e ricattarla per avere denaro o altro.
Qui bisogna stare attenti perchè chi fa queste cose esiste ma non agisce come viene detto nell’appello. Registrare qualcuno a sua insaputa è fattibile se si usa un computer o un cellulare compromesso in termini di sicurezza informatica ma bisogna farlo sempre quando la vittima è in condizioni di essere filmata: di fronte alla webcam, con uno sfondo che si possa eliminare in caso di necessità di ritocco (cosa tutt’altro che semplice), se il telefonino sta in tasca la cosa non funziona se si parla senza tenere il telefono di fronte a se la cosa diventa impossibile. Voi pensate che un criminale così esperto perda tempo in questo modo? Questo genere di predatori più verosimilmente convince le vittime a filmarsi in atteggiamenti equivoci facendosi passare per “signorine di facili costumi” pronte a fare altrettanto ma che registrano la sessione Skype (cosa decisamente più semplice e dal risultato molto più sicuro, perchè innegabile. Un fotomontaggio, invece, si può “smontare”). Quindi la seconda parte serve solo a creare panico e indignazione in chi non è tecnicamente preparato e, magari eccede coi selfie.
Ma se dovesse accadere davvero che qualcuno faccia cose simili come facciamo a difenderci?
Un tipo o una tipa particolarmente avvenente ci chiede l’amicizia su Facebook e i nostri ormoni guidano la nostra mano a spingere “accetta”. NO, FERMI! Vi ha contattati lei/lui quindi avete tutto il diritto di chiedere “Perchè?”, “Chi sei?”, “Come mi hai trovato?”, “Sei tu quella in foto?”. Ovviamente potrebbe mentire su tutto (e quasi certamente lo farà almeno in parte, anche se è un profilo legittimo). Come facciamo a capirlo?
Usiamo Google. Impariamo ad usare i suoi servizi di ricerca per immagini, se le foto sono rubate con Google la cosa viene fuori, Googliamo il nome associandolo a termini reperiti sul profilo di chi ci ha contattato (“modella Tizia”, “attore Caio”), cechiamo gli omonimi su Facebook che magari spuntano fuori i cloni.
La regola aurea è non diamo mai l’amicizia a chi non conosciamo almeno di vista. “Non date retta agli sconosciuti” su Internet (e quindi su Facebook, WhatsApp o Skype) vale doppio.
Lo dico sempre ai puttanieri da tastiera: “mutande pulite o rischi di fare una figuraccia davanti al mondo intero”. Se volete giocare giocate con chi conoscete e mette sul piatto la stessa credibilità che mettete in gioco voi (e uno/a sconosciuto/a non potete sapere cosa mette sul piatto, no?).
FIDARSI MAI. Se poi si finisce a chattare o in videochiamata su Skype non fate nulla che non fareste davanti a vostra madre… o accettatene le conseguenze, denunciate alla Polizia Postale e la prossima volta state più attenti, basta che non rompete le scatole al prossimo su Facebook.
Siete arrivati fin qui, la testa vi gira e non sapete fare nemmeno un quarto delle cose che vi ho detto di fare. Oltre a non dare retta agli sconosciuti per voi vale dieci volte di più, nel dubbio che una notizia possa non essere vera, non condividetela.