Lego Story

La prima scatola di Lego me la regalarono quando fui ricoverato all’ospedale di Verona per la seconda (e al momento ultima) operazione correttiva per la labbioschisi, avevo circa cinque anni e per me erano “le costruzioni delle macchinine” e il set era una stazione di servizio della Shell e non ricordo che fine fece una volta rientrati a casa (ma ricordo che ci giocai), anni dopo mi feci comprare un set a scelta dei miei; “basta che siano Lego”, e mi arrivò l’ufficio postale di Lego City.

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Nuovo obiettivo

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Ho preso la mia reflex digitale nel 2007, o era fine 2006? Non ricordo, ma che siano passati sei o sette anni poco importa è sempre un lasso di tempo piuttosto lungo per portare a compimento un set essenziale di ottiche. Era il tallone di Achille del kit Nikon acquistato quel 18-135 in dotazione: un ottica troppo corta per un “multiuso” che arriva giusto giusto a coprire i ritratti e che soffre di una luminosità piuttosto ridotta alla focale massima oltre a una profondità di campo più lunga del necessario arrivando come apertura massima del diaframma a 5,6. Insomma un ottica media, senza infamia ma, purtroppo, neppure molte lodi. Infatti con la D90 Nikon passò ad un kit con un 18-200 stabilizzato, decisamente un passo avanti.

Per porre un primo rimedio e non svenarmi (o srenarmi?) finanziariamente decisi di puntare sul piccolo gioiellino di Nikkor il 50mm AF f1,8 dall’elevatissimo rapporto qualità/prezzo (ancora benedico chi me l’ha venduto!). Restavano scoperte le focali lunghe con un ingrandimento decente da rendere la Luna quanto una moneta da cinque centesimi, in fondo venivo da una presumer con focale massima pari a un 280mm, volevo almeno pareggiare il conto, finalmente ieri, dopo qualche anno di studio di alcune soluzioni, ho messo le mani su un 70-300 stabilizzato con un’apertura massima di diaframma sensibilmente maggiore a quella del 18-135 (che non è comparabile più di tanto anche se appartiene alla stessa fascia commerciale)

La stessa sera ho provato lo zoom al chiuso riuscendo a fotografare senza flash ottenendo risultati apprezzabili anche contempo inferiori al trentesimo di secondo, il problema era far stare fermi i soggetti 🙂 ottima la resa alla massima focale, l’unico handicap al coperto è la distanza minima di messa a fuoco che è di un paio di metri. Uscito all’aperto ho trovato una Luna che usciva da una spessa coltre di nubi, non era propriamente “piena” ma la differenza era minima, anzi il terminatore ben visibile su un lato sarebbe stato utile per il test. Inquadro, focheggio, parte lo stabilizzatore e l’astro diventa chiaro come mai l’avevo visto prima, mari lunari perfettamente dettagliati, quasi mi dimentico di scattare la foto (che potete osservare in questo stesso post e sul mio album Flickr)

Spero di trovare abbastanza tempo per usarlo e che trovi qualche volontario (o volontaria) per qualche ritratto, ho avuto l’occasione di un test al matrimonio di una mia cugina ma ho ancora tanta voglia di scattare foto… Almeno se devo prendere il flash lo faccio per migliorare i ritratti e non per avere un coso che userei pochissimo visto che ho imparato a farne a meno al chiuso.

Bye bye Splinder

In estate ho lasciato TopHost e oggi ho preso da Splinder, prossimo alla chiusura, i primi post mai scritti in un blog. Il primo tentativo di blog, che non andò benissimo, scrissi otto post per poi mollare la piattaforma; approdai al primo hosting (altervista) su cui montai i primi cms, mi stabilizzai su Drupal quando passai a TopHost, per poi passare a WordPress dopo aver provato con scarsi risultati Joomla. Era il 2004 e scrivevo queste cose.

Ciao Steve

20111006-124113.jpgOggi il mondo perde uno dei suoi geni, si poteva essere d’accordo o meno con le sue visioni ma è indubbio che segnassero una via che in molti seguivano e, in alcuni casi miglioravano, il suo torto spesso era quello di voler vivere delle proprie idee… Chiamatelo scemo!

Il Mac ha sempre esercitato un certo fascino e stavo quasi per cascarci, prendendo uno degli All in One che la Mela vendeva quando se la passava male, l’ho sempre ringraziato mentalmente chi mi dissuase perchè provai un iMac Tangerine con OS 9 e mi sembrò di fare un rodeo… E stiamo parlando di iMac. Quando anni dopo ordinai il mio iBook avevo in testa un grosso punto interrogativo fino a quando non ebbi fisicamente il portatile tra le mani, sparì rapidamente dopo poche ore d’uso; fu sostituito da un grosso punto esclamativo quando dopo un mesetto mi trovavo ad usare le scorciatoie da tastiera, cosa che 15 anni di Windows non avevano fatto minimamente.
Per farla breve, sto scrivendo questo post da un iPad 2 usando la app di WordPress; dove voglio arrivare? È tutto merito (o colpa, per qualcuno) di Steve Jobs, nel bene o nel male in informatica siamo dieci avanti rispetto ad un universo parallelo in cui Jobs non è mai esistito.

Non posso parlare per gli altri ma di sicuro mi mancherà. E non lo conoscevo

Stando sotto un melo a ritoccar foto in compagnia di un leone

Un titolo wertmülleriano per un post che toccherà un paio di aspetti delle mie recenti transizioni all’interno del mondo Apple. La prima, quella che si sta risolvendo in modo positivo vede un uso del tablet per compiti in cui prima usavo il portatile (relegando quest’ultimo a ruoli meno mordi e fuggi); l’altra, che comincia a rivelare sorprese non sempre gradite, il passaggio a Mac OS X Lion

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